Limes Renewable Energy consolida il suo ruolo di sviluppatore puro di progetti di energia rinnovabile nel mondo e completa la vendita di 287 Mw in Italia a un produttore indipendente di energia con una consolidata presenza nel Paese. Con sede a Milano e uffici a Santiago in Cile e Hanoi in Vietnam, Limes ha ceduto un portafoglio equamente suddiviso tra fotovoltaico ed eolico che include 50 MWp di impianti solari fotovoltaici già autorizzati.
Una volta operativo il portafoglio genererà circa 669 GWh all’anno a supporto della transizione energetica italiana. «L’operazione si inserisce in un percorso con cui, attraverso partnership o la vendita di progetti autorizzati, abbiamo fin da subito dimostrato la qualità del prodotto finale», spiega il managing director di Limes, Cristiano Spillati, a MF-Milano Finanza.
Autorizzazioni: un problema tutto italiano
«Le varie controparti sono principalmente investitori istituzionali che col tempo ci hanno dimostrato di apprezzare il nostro approccio». L’acquirente ha infatti chiesto a Limes di continuare a supportare lo sviluppo degli altri progetti fino alla fase ready-to-build, affiancando l’investitore internazionale nella finalizzazione delle autorizzazioni.
Autorizzazioni che continuano a rappresentare uno dei freni più imponenti al successo della transizione energetica in Italia. «L’approccio scelto dal ministero dell’Ambiente lo definirei random. Nell’ultimo trimestre ci hanno sbloccato quattro progetti tutti insieme, ma non ci sorprenderebbe non ricevere notizie per il prossimo anno intero. Purtroppo si fa veramente fatica».
Limes attualmente ha un portafoglio di circa 1,5 gigawatt in Italia. Portafoglio che «ha seguito le scelte prese dalle amministrazioni locali», spiega il manager: «Sicilia e il Lazio sono le Regioni che hanno autorizzato di più fin ora e, di conseguenza, la parte più grande dei nostri progetti autorizzati si trovano lì. Abbiamo quasi più di 1 gigawatt in fase di screening, ma bisogna sempre fare i conti con la burocrazia, non è facile». Anche perché si tratta di una problematica tutta italiana.
Il Vietnam: la strategia per i mercati emergenti
E Limes lo sa bene dato che la società ha fatto dei mercati emergenti il suo punto di forza (nonché di partenza). «Abbiamo iniziato muovendoci su due mercati: uno maturo, l’Italia, e uno emergente, ovvero il Vietnam. Valutiamo sempre i rischi e cerchiamo di diversificare il più possibile. Ma prima di entrare in un Paese cerchiamo di intercettare la curva di crescita del settore», spiega.
«Quando siamo entrati in Vietnam ci siamo trovati davanti un Paese fatto di industria manifatturiera e alimentato principalmente a carbone. Non esisteva l’energia pulita. Così abbiamo iniziato a studiare, progettare. Abbiamo capito che ci voleva pazienza e, soprattutto, presenza. Così abbiamo investito al livello locale: oggi ci troviamo all’interno di un’economia che segna il 7-8% di crescita annua e una domanda energetica che arriva a +10%. In regioni come questa, il contatto diretto resta un elemento decisivo. Noi con Limes ci impegniamo a rispettare i più alti standard di bancabilità, coinvolgendo allo stesso tempo maestranze locali».
Un nuovo business model
Con un portafoglio complessivo di circa 6 GW in fase di sviluppo, l’azienda continua a espandere la sua presenza globale. «D’altronde Limes significa anche “strada per aprire nuovi mercati”» spiega il manager, lasciando intendere che in cantiere c’è dell’altro. «Stiamo cercando di evolverci. Fin ora ci siamo posizionati come puro sviluppatore, quel che vorremmo fare adesso è passare a un modello full Ipp (produttore indipendente di energia, ndr) o a un modello ibrido, quindi mantenendo delle quote di minoranza (nei progetti, ndr) e fornire asset management services. Ovviamente dipenderà dai mercati». Da dove si parte? «Ovviamente dall’Italia: vogliamo costruire i nostri primi piccoli impianti e diventare produttori indipendenti di elettricità».